Rubrica 2013 - Sito della Parrocchia Sant'Andrea di Cordovado PN

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Rubrica 2013

CHIERICHETTI

Benedizione dei ministranti (chierichetti)

Domenica 28 aprile 2013, alla S.Messa delle 10,30 in duomo, i ministranti (chierichetti) del gruppo "Nito" di questa parrocchia, riceveranno la benedizione "d'invio" per la festa dei ministranti. Festa che si svolgerà il 1 Maggio nel seminario di Pordenone
e vede coinvolti tutti i chierichetti della nostra diocesi.
La Benedizione di Dio, che i ragazzi ricevono è un impegno che li invita nell'annunciare il bene ricevuto a quanti incontrano nel loro cammino, e indirettamente anche nel nostro come comunità che li accompagna nella crescita.
Sul significato di benedizione il catechismo degli adulti si esprime così: "La creazione e la storia della salvezza sono una grande benedizione dal principio alla fine, una continua azione benevola di Dio per dare la vita" (976). Per Dio, "benedire" e "beneficare" (bene-dicere e bene-fecere, in latino) sono una sola e identica cosa. Dio desidera farci del bene, e accompagnarci con il suo bene, la sua grazia, nel nostro agire. Tornati all'esterno, terminata la s.messa, il bene ricevuto sovrabbonderà dal nostro essere, e diventerà annuncio per quanti incontreremo nel nostro cammino, secondo la fede di ciascuno.


Chi è "Nito" di cui i ragazzi-ministranti, si riconoscono come gruppo, in questa parrocchia?
"Gioanito" (pronuncia Joanito), era un ragazzo di 15 anni. Maria è sua madre, vedova, che abita a Buzi in Mozambico. Durante il periodo marxista dal 1975 al 1992, i ragazzi non potevano frequentare né la chiesa, né il catechismo.
"Nito", così lo chiamava la mamma, aveva imparato le preghiere il Vangelo da sua madre. I Vangeli li leggeva e li rileggeva. Non aveva ancora ricevuto il battesimo, ma si sentiva amato da Gesù. Gioanito andando a scuola doveva passare davanti a tre posti di blocco dell'esercito che controllavano tutto e tutti. Gioanito salutava garbatamente poi, mostrando il libro dei Vangeli, allontanandosi iniziava a gridare "Sono cristiano e leggo il Vangelo". La storia andava avanti da settimane, forse mesi. Le guardie stanche di essere derise, presero i fucili, sparandogli alle spalle gli colpirono il torace. Il fiotto di sangue, uscito da Nito, colorò il muro bianco della chiesetta, appena dipinta da padre Mukauru. Per la mamma di Nito, quel muro bianco della chiesa con il sangue di suo figlio è divenuto un segno, che lei interpreta così:
"Gesù e Nito per sempre uniti".
Questa testimonianza è stata raccolta da padre Alberto Ravelli, dei padri bianchi, dalla madre di "Nito".

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