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Un pane per amor di Dio:
un modo concreto per condividere e sostenere l’impegno di Lino e Paula



La Diocesi, attraverso il Centro Missionario, vuole avere una attenzione particolare per gli sposi Lino Vesco e Paula Battiston che da più di vent’anni sono impegnati in Bolivia. Questa coppia, è espressione di quei laici che in forza del loro battesimo hanno sentito questa passione per la missione ad gentes e, attraverso un sacerdote amico
don Roberto Battel (cappellano a Cordovado dal 1974 al 1978), sono approdati in Bolivia unendosi attraverso le suore Rosarie di Udine alla Diocesi di La Cruz.  La loro presenza è molto varia e in particolare a servizio dei più poveri. Ricordiamo alcune attività che narrano la loro presenza:

  • Casa Famiglia: aiuto a oltre settanta bambini e ragazze ospitati, come sostegno nei momenti di difficoltà

  • Assistenza: si paga un medico per le necessità degli ammalati e poi vengono accompagnati anche nel momento del recupero fisico sostenendoli con medicine.attenzione particolare all’istruzione scolare per aiutare i bambini a recuperare fiducia in se stessi e così accedere anche a livelli superiori

  • Catechesi e impegno nella liturgia: a servizio della parrocchia  di San Rocco in Santa Cruz.

Il progetto nasce come risposta a queste esigenze anche per dare un ambiente semplice e dignitoso sia alle mamme che ai giovani.
Ognuno di noi può “dare una mano” e sostenere la loro testimonianza in terra boliviana sia con donazioni specifiche, sia contribuendo all’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio”. Infatti le donazioni raccolte nelle cassettine verranno destinate dalla nostra Diocesi anche al progetto che Lino e Paula stanno portando avanti da oltre vent’anni. Un progetto che, nella fiducia piena e totale alla Provvidenza, è segno concreto dell’amore dei due sposi che donano la loro vita a servizio dei più poveri.

Scarica qui la versione parziale del libro: [link:5]"Una storia iniziata nel 1975 in BOLIVIA" [/link:5]richiedi la versione completa a don Roberto, vedi recapiti nel file.




PERCHE’ UN PROGETTO IN BOLIVIA?




DESTINATARI I MISSIONARI LAICI:
I CONIUGI LINO VESCO E PAULA BATTISTON
(di Concordia Sagittaria)
MISSIONE: DIOCESI SANTA CRUZ


PROGETTO  EDUCAZIONE : UN AMBIENTE DI ACCOGLIENZA
PER SOSTENERE LE DONNE E I GIOVANI
1- AVVIANDO UNA SCUOLA DI TAGLIO E CUCITO
2- CORSI DI EDUCAZIONE ALL’INFORMATICA

La Diocesi, attraverso il Centro Missionario, vuole avere una attenzione particolare per questa coppia di sposi che quest’anno festeggiano il loro 20° anniversario in Bolivia.

Questa coppia, Lino e Paula, sono espressione di quei laici che in forza del loro battesimo hanno sentito questa passione per la missione ad gentes, e attraverso un sacerdote amico sono approdati in Bolivia, unendosi attraverso le suore Rosarie di Udine alla Diocesi di La Cruz. Sono stati inviati dalla diocesi, e più tardi ilò vescoco Ovidio stipulerà una convenzione tra la nostra diocesi e quella di santa Cruz.


La loro presenza è molto varia e in particolare a servizio dei più poveri.
Ricordiamo alcune attività che narrano la loro presenza:
Casa Famiglia: aiuto a oltre settanta bambini e ragazze ospitati, come sostegno nei momenti di difficoltàsi paga un medico per le necessità degli ammalati e poi vengono accompagnati anche nel momento del recupero fisico sostenendoli con medicine.attenzione particolare all’istruzione scolare per aiutare i bambini a recuperare fiducia in se stessi e così accedere anche a livelli superiorie impegno nella liturgia: a servizio della parrocchia  di San Rocco in Santa Cruz

Il progetto nasce come risposta a queste esigenze, dare un ambiente semplice e dignitoso sia alle mamme e ai giovani.

RICORDIAMO....




.... il "Progetto Pedro"

Cogliamo l'occasione per ricordare questo evento del 2002.
Grazie alla collaborazione di molti, nella nostra comunità, Pedro ha potuto riprendere la sua vita.






LA BOLIVIA



AMBIENTE
Paese senza coste, con tre regioni naturali. Sull'altopiano, con altitudine media di 4.000m e clima secco e freddo, vive la maggior parte della popolazione e si trovano le principali risorse minerarie del paese: stagno, oro, argento, zinco, tungsteno, rame. Le "valli calde" e le valli dei pendii orientali delle Ande, dal clima subtropicale, sono la principale area produttrice di caffé, cacao, canna da zucchero, soia, coca e banane.
Nelle pianure tropicali dell'est e del nord, regione di giungle e savane, vi sono pascoli per i bovini e si coltiva riso, soia e canna da zucchero; vi sono inoltre giacimenti di idrocarburi. Il territorio boliviano è diviso in tre bacini che confluiscono nel lago Titicaca, nel Rio delle Amazzoni e nel Rio de la Plata. L'incontrollato sfruttamento del legname minaccia le risorse forestali, la fauna e il sistema idrologico. In El Alto (distretto di La Paz) si è accentuato l'inquinamento dell'aria, dovuto principalmente all'aumento della motorizzazione.

SOCIETÀ
Popolazione: I boliviani sono per lo più di origine quechua e aymará (57%). Vi sono un 25% di meticci e una minoranza di origine europea che costituisce la classe dominante. Nell'est vivono le popolazioni tupí-guaraní. Religione: In maggioranza cattolica; vi è libertà di culto. Lingua: Spagnolo (ufficiale). Oltre la metà della popolazione parla anche lingue native (quechua, aymará). Vi sono in tutto 33 gruppi etnico-linguistici.


STATO
Nome ufficiale: República de Bolivia.
Divisione amministrativa: 9 dipartimenti.
Capitale: La Paz, 1.477.000 ab. nel 2003 (il dato include El Alto, con 766.100 ab. che nel 1988 si costituì in città a sé stante ed è la sede del governo). Sucre (212.000 abitanti nel 1997) è la capitale legale, sede del potere giudiziario.
Altre città: Santa Cruz de la Sierra 1.089.400 ab.; Cochabamba, 558.500 ab. (2000).
Governo: Evo Morales, presidente e capo del governo dal 22 gennaio 2006. Organo legislativo bicamerale: Camera dei Deputati, con 130 membri; Senato, con 27 membri.
Festa nazionale: 6 agosto, Indipendenza (1825).
Forze armate: 32.000 (2003) 23.000 (Polizia).

STATISTICHE
Popolazione: 9.524.569 ab (2004)
Aspettativa di vita: 66 (2005-2010)
PNL: 960,00 dollari (pro capite)
Alfabeti: 87% della popolazione adulta
Diffusione dell’AIDS/HIV: 0,1% della popolazione tra 15 e 49 anni
Mortalità sotto i 5 anni: 69 su mille nati vivi
Mortalità materna: 420 su 100.000 nati vivi
Povertà: 23,2% popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno
Debito: 18,6% esportazioni di beni e servizi



La Chiesa cattolica in Bolivia conta circa 7.850.000 battezzati su una popolazione di 8.724.000 abitanti. Nonostante la maggior parte della popolazione sia cattolica, sono in forte crescita i movimenti evangelici e le sette protestanti, soprattutto nei quartieri periferici delle città. Particolarmente popolari stanno diventando, inoltre, gruppi religiosi che fanno riferimento a rituali ancestrali preispanici.

La Chiesa cattolica in Bolivia è presente oltre che con una stabile gerarchia ecclesiastica anche con 1.500 opere educative (frequentate da oltre 480.000 alunni, il 30% di tutta la popolazione studentesca), 600 strutture sanitarie, 300 opere sociali, 200 di comunicazione e più di 50 progetti di produttività.

Le difficoltà della Chiesa nello Stato della Bolivia[2] sono analoghe a quelle che vive la società civile a causa della complessità geografica, legata alla morfologia del territorio, e alla varietà culturale delle numerose etnie indigene, distribuite in modo non omogeneo sul territorio stesso.

Il 42% della popolazione si concentra sull'altopiano andino che, con una altezza media sul livello del mare di 3.500 metri, occupa il 28% del territorio. Il 29% della popolazione abita le valli che, con un'altezza media di 2.500 metri, occupano il 13% del territorio. Il restante 29% della popolazione vive nelle pianure, che costituiscono il 60% del territorio.

La maggioranza della popolazione, che per il 60% vive in aree urbane, è indigena, principalmente Quechua e Aymara. La nuova Costituzione del 2009 riconosce l'esistenza di 36 "nazioni", eredi dei popoli originari che furono assoggettati con la conquista spagnola.



La Vergine di Copacabana, Regina della Bolivia


Nel suo viaggio apostolico in Bolivia, il 10 maggio 1988 Giovanni Paolo II affidò alla Vergine Santissima di Copacabana le famiglie boliviane e così pregò:

«Veglia, Madre, con particolare dolcezza sulle famiglie contadine, che soffrono l'affronto della povertà, sulle case dei minatori, sui profughi, su coloro che non hanno né pane né lavoro, i più poveri e abbandonati, perché sperimentino il tuo conforto e la solidarietà degli altri. Insegna a tutti i tuoi figli boliviani, senza distinzioni di origini etniche o di estrazione sociale, la fedeltà alla fede cristiana, il coraggio nelle avversità, la convivenza nell'identica dignità di figli e fratelli, l'impegno per migliorare la patria comune, il dovere verso l'onestà e la giustizia, la speranza in un mondo nuovo in cui regnino veramente l'amore e la pace.»




L'Accordo del 2009
Il 20 agosto 2009 fu firmato un "Accordo di cooperazione interistituzionale tra la Chiesa cattolica in Bolivia e il Governo dello Stato plurinazionale della Bolivia" sui temi di educazione, salute e servizi sociali[7]. Con esso lo Stato riconosceva ufficialmente l'opera sociale della Chiesa e la necessità di trovare una complementarietà di intenti con lo Stato che favorisse lo sviluppo delle persone, soprattutto delle fasce più escluse dalla società. Riconosceva inoltre una base legale all'opera sociale della Chiesa, fondata sulla dottrina sociale, sul catechismo della Chiesa cattolica e sul Codice di Diritto Canonico. Si ammetteva l'importanza della dimensione religiosa nella formazione umana globale della persona, e si riconosceva anche il diritto proprietario e il diritto di amministrazione dei beni da parte della Chiesa. Addirittura fu previsto che nei casi in cui la Chiesa mettesse i suoi beni a servizio di opere sociali avrebbe potuto pure ricevere finanziamenti da parte dello Stato.

Dal suo canto, la Chiesa cattolica in Bolivia riconosceva che la dimensione religiosa nella formazione integrale della persona doveva essere pluralista, e si impegnava ad ampliare il proprio raggio di attenzione alle zone più povere del paese, con programmi di miglioria nelle strutture e di formazione e aggiornamento permanente del personale. Avrebbe inoltre appoggiato piani governativi e programmi ministeriali che non fossero in contrasto con la Dottrina Sociale della Chiesa. Avrebbe dato poi priorità, rispetto alla gestione dei propri capitali, ad opere in campo educativo, e avrebbe resa annualmente pubblica allo Stato la copertura offerta dai propri servizi sociali, suggerendo anche politiche pubbliche per migliorare la situazione della popolazione, in particolare dei settori più poveri.

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